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È incostituzionale l´art. 51, co. 3, L. n. 388/2000 che ha inciso sul regime delle maggiorazioni della “R.I.A.” dei dipendenti pubblici perché – a dispetto della qualificazione come norma di interpretazione autentica - ha introdotto una disciplina innovativa ad efficacia retroattiva, al fine specifico di incidere su giudizi pendenti in cui era parte la stessa amministrazione pubblica, e in assenza di ragioni imperative di interesse generale, ponendosi contrasto con i principi del giusto processo e della parità delle parti in giudizio (artt. 111 e 117 Cost.) quest´ultimo in relazione all´art. 6 CEDU, nonché con i principi di eguaglianza, ragionevolezza e certezza dell´ordinamento giuridico (art. 3 Cost.)

Argomento: pubblico impiego
Sezione: Corte Costituzionale

(Corte Costituzionale, 11 gennaio 2024, n. 4)

Stralcio a cura di Davide Gambetta

[…] 1.– Il Consiglio di Stato, sezione seconda, ha sollevato, in riferimento agli artt. 3, 24, primo comma, 102, 111, commi primo e secondo, e 117, primo comma, Cost., quest’ultimo in relazione all’art. 6 CEDU, questioni di legittimità costituzionale dell’art. 51, comma 3, della legge n. 388 del 2000. 2.– La disposizione censurata ha previsto che l’art. 7, comma 1, del d.l. n. 384 del 1992, come convertito, «si interpreta nel senso che la proroga al 31 dicembre 1993 della disciplina emanata sulla base degli accordi di comparto di cui alla legge 29 marzo 1983, n. 93, relativi al triennio 1° gennaio 1988 - 31 dicembre 1990, non modifica la data del 31 dicembre 1990, già stabilita per la maturazione delle anzianità di servizio prescritte ai fini delle maggiorazioni della retribuzione individuale di anzianità», facendo «salva l’esecuzione dei giudicati alla data di entrata in vigore della presente legge». […] 6.– Nel merito, le questioni sono fondate in riferimento agli artt. 3, 111, commi primo e secondo, e 117, primo comma, Cost., quest’ultimo in relazione all’art. 6 CEDU. 7.– Occorre innanzitutto evidenziare che, diversamente da quanto sostenuto dall’Avvocatura dello Stato, la disposizione censurata è priva dei caratteri della legge di interpretazione autentica, avendo invece la portata di una legge innovativa con efficacia retroattiva. […] 7.2.– Nel caso in esame, l’art. 51, comma 3, della legge n. 388 del 2000, lungi dall’aver assegnato all’art. 7, comma 1, del d.l. n. 384 del 1992, come convertito, uno dei possibili significati normativi ad esso attribuibili, ha conferito allo stesso un nuovo significato che non era ricavabile dal testo della legge. […] 7.2.2. […] stante l’assenza nell’art. 7, comma 1, del d.l. n. 384 del 1992, come convertito, di qualsiasi dato testuale da cui potesse ricavarsi la volontà del legislatore di impedire l’operatività della disciplina sulla RIA nel triennio 1991-1993, l’art. 51, comma 3, della legge n. 388 del 2000 – nell’escludere che la proroga del d.P.R. n. 44 del 1990 al 31 dicembre 1993 potesse estendere anche il termine per la maturazione delle anzianità di servizio ai fini delle maggiorazioni della RIA – ha attribuito retroattivamente alla disposizione [continua ..]

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